Prefazione
Nel corso degli ultimi decenni, la storiografia sulle vicende degli ebrei in Italia nel novecento ha conseguito risultati considerevoli. Ad essa si è aggiunta una copiosa
produzione memorialistica, che ha rappresentato una sorta di riflessione pubblica sui
temi dell’identità, scossa dalle vicende drammatiche della persecuzione e della
deportazione e che ha fornito innumerevoli elementi di conoscenza sulla vita e sulle
vicende, collettive e familiari, della compagine ebraica in quegli anni difficili.
In questo variegato panorama, si inserisce con originalità il contributo di conoscenza
fornito con questa pubblicazione da Federico Falk, che ha ricostruito con accuratezza e
con passione il quadro delle famiglie ebraiche residenti a Fiume ed Abbazia tra il 1915 e
il 1945.
L’autore scrive nell’introduzione di non essere uno storico. Si tratta di un gesto
apprezzabile di sincerità; ma gli deve essere contemporaneamente riconosciuta la
capacità di disegnare con pochi, rapidi ed efficaci tratti il contesto all’interno del quale
deve essere inquadrata la sua ricerca documentaria. La città di Fiume, infatti, conobbe
fin dai secoli XV-XVI una presenza ebraica; nel corso dei secoli successivi, la comunità
andò confermando ed arricchendo il suo carattere composito, derivante dagli arrivi di
ebrei levantini, spagnoli, ungheresi, ma mantenendo l’uso della lingua italiana
dominante nella città e forgiò la propria esperienza a contatto con le diverse
dominazioni politiche succedutesi nella regione: dall’appartenenza all’impero asburgico
all’inserimento nel regno d’Italia e poi, al termine della seconda guerra mondiale, nella
nuova repubblica jugoslava. Di queste diverse vicende politiche, l’autore ricorda le fasi
che più drammaticamente segnarono la vita degli ebrei della “provincia del Carnaro”: le
leggi razziali e le deportazioni, ovviamente, che incisero profondamente e
sanguinosamente sulla vita della comunità, ma anche i momenti drammatici successivi
all’arrivo delle forze jugoslave che coinvolsero gli ebrei nelle vicende delle altre
componenti italiane della popolazione fiumana. All’interno di questo quadro storico, si
inserisce la ricca e articolata informazione sulle famiglie ebraiche raccolta da Federico
Falk, che costituisce una notevole raccolta documentaria messa a disposizione degli
eredi e degli studiosi di quella storia. Come ebbe a scrivere, proprio negli anni delle
persecuzioni razziali, Eugenio Artom, tracciando un progetto di ricerca sulla storia degli
ebrei italiani nel periodo del Risorgimento e nei suoi successivi sviluppi nello Stato
unitario, la loro storia appare come una storia di famiglie, unite da vincoli culturali,
religiosi e sociali. Mi sembra che questo criterio di valutazione possa essere utilizzato
anche al di là dei confini specifici di quell’ambiente politico e geografico, e che quindi
consolidi l’utilità e il valore di simili ricerche documentarie, per gli elementi di
conoscenza e gli spunti di riflessione che offrono alla ricerca e allo studio della storia.
Non si deve sottovalutare che la trasmissione della memoria passa anche attraverso la
conservazione di una documentazione spesso dispersa, effimera o difficilmente
reperibile. La compilazione di un repertorio accurato ed aperto ad ulteriori integrazioni costituisce un’occasione per custodire i tratti e il ricordo di un mondo in parte scomparso, di trasmetterli e di fornire elementi di ricerca agli studiosi: un contributo significativo proprio in questi momenti in cui stiamo vivendo una fase di transizione nella elaborazione e nella conservazione della memoria, legata all’inevitabile, progressivo venir meno dei testimoni e dei protagonisti, al mutamento degli atteggiamenti collettivi di fronte alla trasmissione pubblica della memoria ebraica della Shoah e alla conseguente necessità di una documentazione e storicizzazione adeguata degli eventi di un passato recente che può rischiare di diventare irrimediabilmente lontano.
Mario Toscano
Professore associato di Storia Contemporanea all’Universita “La Sapienza” di Roma